giovedì 26 giugno 2008

Quell'estate di sangue e luna

Tutte le volte che finisco un libro di Baldini penso che sia il migliore che ha scritto, e questo non fa eccezione.
Dei suoi libri amo particolarmente le ambientazioni, perchè sono i luoghi della mia terra, e i personaggi, perchè sono i miei compaesani. In questo libro l'odore della mia infanzia è particolarmente forte e commovente.
Mia nonna aveva la campagna, come si dice da noi, viveva con il suo secondo marito in un podere, con tanto di animali e campi coltivati.
Ho passato parecchio del mio tempo in campagna dalla nonna, fra galline, oche, maiali e grano e granturco, nel podere sulla curva del Lamone.
E squarci e racconti di vita contadina farcivano le serate in cui si mangiava carne alla griglia nella tavola di marmo nell'aia.
E questo libro racconta, descrive, fa vivere la campagna romagnola, come un essere vivo e pensante, con descrizioni e parole che ricreano in modo incredibilmente vivido il paesaggio.
Baldini è sempre stato bravo in questo, ma penso che il contributo di Fabbri abbia dato a questo libro un respiro, una poetica più incisiva.
Poi ci sono i personaggi, i vecchi al bar, i contadini e i partigiani, lo srotolarsi della vita e della storia della mia terra, persone e facce che vedo nel quotidiano.
E questo è quello che più mi ha colpito al cuore, poi c'è la storia, magistralmente raccontata, tiene il lettore incollato alla pagina. La tensione cresce con il passare delle frasi, io ho avuto l'impressione di essere in uno dei capannelli che si formano in paese nei momenti di crisi.
Durante la lettura rimani teso, elettrizzato come l'aria quando si appressa un temporale.
Il racconto è diviso in giorni, quando sono arrivata a metà libro ho scorso l'indice per sapere quanti giorni sarebbe durata la malasorte, perchè, sinceramente, ero molto scossa.
C'è la magia e la tradizione, le superstizioni e le credenze, il vecchio e il nuovo, c'è la vita che può essere bella o terribile.
Pensiero di Federica aka Lunara delle 10:34 |  
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